Intervista

CWS x Sistemi Integrati

Quando la tecnologia c'è ma non si vede

Per noi di CWS la Customer Engagment è un tassello importante che si basa sul coinvolgimento dei clienti.

Offriamo un approccio completo, dalla gestione delle conversazioni e della knowledge base su web alla comunicazione dedicata attraverso il Digital Signage in negozi e spazi commerciali.

Cosa ci rende speciali? La nostra capacità di analisi, comunicazione e fidelizzazione dei visitatori attraverso interazioni personalizzate abbinate a tecnologie sempre all'avanguardia.

Siamo infatti in grado di realizzare ambienti innovativi, coinvolgenti e funzionali che permettono alle aziende di ricreare un'esperienza immersiva unica che lascerà i clienti senza parole.

A proposito di quest'ultima, il nostro manager Gianluca Tufarolo è stato intervistato da Sistemi Integrati per parlare di tecnologia nascosta all'interno degli allestimenti multimediali.

Ecco le parole di Tufarolo:

Quanto è forte la domanda di tecnologie invisibili da parte degli utenti finali?

A questa domanda i quattro system integrator danno una risposta abbastanza unanime: la richiesta di nascondere le tecnologie, fino a renderle invisibili, è di sicuro molto forte in ambito museale, o comunque quando si opera in edifici storici e lo è ancora di più quando il progetto di restauro è così complesso da richiedere il coordinamento di un architetto. Sono infatti spesso gli architetti, più ancora degli utenti finali, ad avere a cuore il fatto che la pulizia delle linee dell’edificio non sia disturbata da schermi, cablaggi, videoproiettori e soprattutto dagli speaker, che in alcuni contesti sembrano essere il nemico numero uno dal punto di vista estetico.

«Confermo che la tecnologia nascosta è un tema molto caro agli architetti: nelle diverse installazioni effettuate in ambito museale, civile, corporate, enterprise, l’esigenza di nascondere la tecnologia è sempre stata prioritaria quando il progetto aveva una complessità tale da richiedere la presenza di un architetto, mentre il cliente finale di primo acchito pensa più alla performance che all’estetica. Devo però dire che, anche tra gli architetti, l’esigenza di nascondere la tecnologia si sta lentamente affievolendo: credo che questo accada in parte perché l’estetica dei prodotti è molto migliorata, in parte perché sta cambiando il gusto estetico, ma soprattutto perché esibire una tecnologia di altissimo livello e con un design accattivante può anche diventare un valore aggiunto. Nelle installazioni presso gli appartamenti, invece, è ancora molto in voga il desiderio di nascondere la tecnologia dentro mobili con meccanismi a scomparsa o nei controsoffitti» spiega Tufarolo.

Quali criticità emergono quando si fanno installazioni in edifici storici, tutelati dalle belle arti?

Prima di lasciare la parola ai system integrator su questo secondo tema, premettiamo che, da tutte le loro risposte, emerge innanzitutto un concetto chiaro: quando si parla di installazioni in edifici storici e tutelati, ‘tecnologia invisibile’ e ‘tecnologia non invasiva’ non sono affatto sinonimi, anzi sono spesso due esigenze in netta contrapposizione tra loro. Infatti, se posso far passare i cablaggi dentro i muri o sotto i pavimenti, se posso incassare gli speaker nelle pareti o un proiettore nel controsoffitto, se posso coprire una postazione multimediale con un muro in cartongesso, avrò gioco facile a nascondere la tecnologia, persino a farla sparire del tutto; ma in un edificio di fine Settecento non posso fare nessuna delle cose elencate sopra, perché opererei in modo invasivo sulla struttura.

Gianluca Tufarolo porta l’esempio di un’integrazione fatta presso la reggia di Venaria a Torino: «Abbiamo lavorato alla Reggia in occasione della mostra dedicata al Bucintoro e, non potendo toccare né i pavimenti, né i muri né i soffitti, ci siamo affidati a sistemi completamente scollegati dal contesto (americane, contenitori dalle linee pulite), che erano tutt’altro che nascoste, ma, proprio perché avulse dal contesto, finivano paradossalmente per disturbare meno l’occhio».

Quanto è importante la collaborazione tra system integrator e architetto?

Su questo tema la risposta degli integratori è unanime: una buona collaborazione tra architetto e system integrator è un requisito fondamentale per il successo di un progetto, soprattutto quando si opera su edifici tutelati. Il caso più fortunato è quando si trova un architetto che coinvolge l’integratore fin dalla fase progettuale, in modo da pianificare fin dall’inizio come e dove posizionare la tecnologia.

Sulla carta integratore e architetto sembrerebbero avere esigenze opposte: il primo pensiero di un system integrator (e spesso anche dell’utente finale) va alla user experience, mentre l’architetto ha come primo obiettivo la pulizia delle linee e il rispetto degli spazi storici e architettonici: se però i due professionisti lavorano insieme, possono trovare il giusto compromesso tra tecnologia invisibile e tecnologia performante. Citiamo a questo proposito un solo esempio, proposto da Gianluca Tufarolo: l’integratore provvede a incassare i diffusori a parete, creando alloggiamenti studiati in modo da garantire una performance acustica ottimale e l’architetto provvede a coprire questi diffusori con un materiale che simula la parete, ma in realtà è fatto di tulle traforato e non ostacola il passaggio delle onde sonore.

Quanto la scelta di rendere invisibile una tecnologia pesa sulla qualità della prestazione audio/video?

«Il goal perfetto sarebbe combinare tecnologia nascosta e user experience perfetta, ma in realtà si tratta sempre di trovare un equilibrio ed è qui che emerge la bravura dell’integratore».

Leggi l'intervista completa sfogliando il pdf: La tecnologia nascosta

Hai riscontrato problematiche o vuoi richiedere informazioni in materia di Customer Engagement?

Richiedi una consulenza con un nostro esperto